LUIGI PAPPACODA
nacque a Pisciotta il 25 settembre 1595
da Aurelia della Marra, dei conti di Aliano, e da Cesare Pappacoda, nobile napoletano che nel 1590 aveva acquistato il feudo di Pisciotta e qui si era stabilmente trasferito.
Fu avviato alla carriera sacerdotale e, sollecitato dal cardinale Gaspare Mattei, grande diplomatico pontificio, di cui era cognato, si trasferì temporaneamente a Roma, dove a 24 anni ottenne l’ufficio di Referendario delle due Segnature.
Strinse una forte amicizia con mons. Francesco Maria Brancaccio, famoso erudito, vescovo e poi cardinale, e gli fu di grande aiuto nel 1632 quando, a causa di una controversia tra il prelato e il vicerè di Napoli a seguito di un grave fatto di sangue, gli evitò l’arresto, nascondendolo per qualche tempo nel suo palazzo a Pisciotta.
Il 12 febbraio 1635 don Luigi Pappacoda fu eletto vescovo della Diocesi di Capaccio; decise però di non allontanarsi da Pisciotta, trasferendo qui gli uffici della Curia.
Provvisto di grande cultura e profonda fede, interpretò in modo inflessibile i canoni della Chiesa riformata e pretese estremo rigore nella manifestazione della religiosità: attraverso numerosi decreti, dettò ai fedeli, e soprattutto ai sacerdoti, obblighi, regole e comportamenti da tenere verso la Chiesa, i riti, i Sacramenti.
Aveva avviato la preparazione di un Sinodo, da tenersi nel 1639, ma il 30 maggio di quell’anno fu trasferito alla Diocesi di Lecce.
Grazie a lui nella nostra Chiesa Madre sono custodite alcune preziose reliquie quali il Sangue di San Vito Martire e la reliquia della Santa Croce-
Unico paramento sacro rimasto è la pianeta con il suo stemma vescovile
“Al proprio insediamento a Lecce Pappacoda ereditò una Diocesi sulla quale assai scarsa era stata l’incidenza in senso tridentino del lunghissimo governo dei due immediati predecessori … A condizioni di evidente debolezza del potere vescovile … si accompagnarono vistose nuove realtà che la città di Lecce registrò …
Su tale realtà il programma pastorale attuato dalla forte personalità del nuovo vescovo impresse un marchio indelebile … A Pappacoda riuscì un’azione efficace in diverse direzioni: dal disciplinamento morale e dottrinale del clero … al contenimento e irreggimentazione dell’operato degli Ordini religiosi, dalla soluzione a vantaggio della cattedra vescovile dei contenziosi con … le autorità civili, infine alla più imponente e fastosa definizione architettonica barocca della città …
L’autorevole presenza di Pappacoda esercitò un peso determinante e risolutivo sul complesso mondo delle istituzioni regolari cittadine … Nella disputa sulla scelta del santo patrono … l’affermazione della triade sacra di Oronzo, Giusto e Fortunato programmata e voluta da Pappacoda pose fine alle aspre dispute che avevano contrapposto gesuiti e teatini.
Non trascurando di ricordare che … un crescente prestigio visibile anche architettonicamente era stato già prima di Pappacoda motivo della fioritura barocca della città, furono precipui suoi interventi in materia di edilizia sacra: il rifacimento ex novo della fabbrica della cattedrale e l’innalzamento dell’adiacente ma distaccato campanile, il restauro e l’ampliamento dell’episcopio, la decorazione della cattedrale con pulpito, altari e tele … L’imprimatur al volto barocco della città fu opera di Giuseppe Zimbalo, detto lo Zingarello, tecnico di fiducia di Pappacoda …
Morì a Lecce il 17 dicembre 1670 «senza sacramenti poi che nessuno ardiva di dirgli che era vicina la morte […]. A dì 18 detto si fecero li funerali e alli 19 fu sepolto sotto alla Madonna della Scala […]; vi fu horatione funebre recitata dal padre Strozzi gesuita» (in Paone, 1995, p. 201)
(dal Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 81 – curato dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani)